Quando sono arrivato a Milano, più di due anni fa ormai, la mia fotografia è entrata in crisi di ispirazione. Per una persona abituata a vivere in quella decadente e sacra aura di mistero che avvolge i centri storici siciliani, pieni di contraddizioni e spunti in ogni angolo, ritrovarsi in un centro storico sempre tirato a lucido, oltre che fotografato e strafotografato migliaia di volte al giorno, è stato un duro colpo all’ispirazione. Uscivo con la macchina fotografica solo per farle fare la passeggiata dentro la borsa, non la tiravo fuori quasi mai e, quando lo facevo, nel 99% dei casi il risultato lasciava a desiderare. Cercavo in Milano quello che il mio occhio era abituato a trovare in Sicilia, ma oltre al consumismo esasperato e ai poveri senzatetto, che non si devono fotografare, non trovavo nulla. E sbagliavo.
Oltre ai malati di shopping, le aspiranti modelle che fanno le pose sotto il duomo ed quelli in giacca e cravatta che parlano al telefono girando su sé stessi davanti alla sede di una banca, Milano è un incredibile punto in cui convergono passioni, amori, voglia di mettersi in gioco. Non è insomma quel posto in cui vai perché ti piace il clima (anche se non è così male come dicono), perché c’è il mare (infatti non c’è) o perché c’è la tua famiglia (infatti solitamente ci vai quando ti separi dalla tua famiglia). È il posto in Italia in cui sei costretto ad andare perché lì succedono le cose, e puoi farle accadere anche tu se sei bravo. Oppure banalmente ci vai a vedere la tua squadra del cuore, visto che ce ne sono due di fama internazionale.
Ho capito Milano quando ho smesso di guardare in superficie, quando ho smesso di guardare il Duomo e ho iniziato a guardare dal Duomo, le persone. Mentre in Sicilia con la fotografia cercavo più di meditare sul paesaggio, sull’immaginario e sulla storia, percependo la figura umana quasi come un disturbo, se c’è una cosa per cui devo ringraziare Milano è l’avermi avvicinato alle persone.
Dopo il solito pippone, mi sento di darvi alcuni consigli:
- Fai fotografia con quello che il luogo in cui vivi ti mette a disposizione
- Se hai un genere o uno stile particolarmente consolidato e non applicabile al nuovo luogo in cui vivi, approfittane per metterti in discussione e sperimentare strade nuove
- Il tuo passato non è da chiudere in un cassetto, può essere una marcia in più rispetto a chi è nato e cresciuto in quel posto ed è abituato a vederlo in un certo modo
- Non avere fretta, l’ispirazione arriva con la consapevolezza.
- Fai attenzione agli stereotipi e alle foto “facili”, tutti nella vita abbiamo sorretto la Torre di Pisa
- Conosci gente del posto! Chi meglio di loro può farti scoprire la città?
- Non essere timido, da ogni occasione può nascerne un’altra.
Prossimo capitolo, l’architettura e l’importanza di conoscere ciò che vuoi fotografare.
*in copertina: Valerio, Gianpiero e Francesco

Issei Watanabe, violoncellista.

Domynem, rapper